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Mangiare anguria: aiuta a combattere il colesterolo cattivo

Pubblicato il : 11/10/2012 0 Commenti
Mangiare anguria: aiuta a combattere il colesterolo cattivo

Combattere il colesterolo con l’anguria grazie alla citrullina

Mangiare anguria ci riporta con la mente all’estate, quando si assapora questo dolce e succoso frutto come merenda in spiaggia oppure a fine pasto durante una calda giornata. Ma il famoso cocomero non possiede soltanto qualità rinfrescanti, infatti, oltre ad essere gustosa e leggera, l’anguria è anche utile per combattere il colesterolo cattivo, ridurre il peso e prevenire le malattie cardiache.

Tutte le sorprendenti proprietà benefiche di questo frutto, sono state scoperte grazie ad un recente studio realizzato dall'Università di Purdue, begli Stati Uniti, e pubblicato sul Journal of Nutrition Biochemistry. In particolare, secondo i ricercatori statunitensi, mangiare anguria sarebbe un toccasana per combattere il colesterolo e ridurre il peso, grazie ad una molecola contenuta nel frutto, ovvero la citrullina.

Si tratta di una sostanza già conosciuta dagli esperti per la sua efficacia preventiva nei confronti dell’ipertensione arteriosa e delle patologie cardiache, ma nuove analisi hanno portato alla luce anche le sue qualità benefiche contro il colesterolo cattivo.

Mangiare anguria: utile per combattere il colesterolo e ridurre il peso

I ricercatori statunitensi hanno condotto lo studio su due gruppi di topi, nutrendoli con una dieta ricca di acidi grassi e colesterolo. La metà dei roditori, però, ha ricevuto acqua contenente il 2% di succo di anguria, mentre agli altri è stata somministrata acqua a cui è stata soltanto aggiunta la quantità di carboidrati contenuta nel frutto.

Dai risultati è emerso che i topi nutriti con succo d’anguria avevano riportato una diminuzione del peso corporeo di circa il 30% e minori livelli di colesterolo rispetto agli altri. Inoltre, sempre i topi del primo gruppo, presentavano il 50% in meno di placche arteriosclerotiche depositate sulle pareti interne dei vasi sanguigni.

Nonostante questa importante scoperta, gli studiosi hanno ancora molti dubbi circa la dose minima necessaria per sviluppare le proprietà benefiche salva-cuore. Per tale ragione, il prossimo passo della ricerca, sarà mosso proprio in questo senso, come spiega Shubin Saha, primo autore della ricerca.

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